Tag Archives: medio formato

Libri sulla lomografia e mani bucate

28 Set

Oggi non voglio parlarvi di macchine o pellicole, nè di esperimenti o tutorial. Oggi parliamo di libri. In questo ultimo periodo mi sto interessando particolarmente a quelli dedicati alla lomografia. Non sono molti, purtroppo, ma decisamente interessanti e pieni di spunti. Non me ne voglia nessuno, ma sul mio comodino oltre al manualone del maestro Feininger ho fatto posto anche ad altri due libri che leggo e sfoglio con altrettanto coinvolgimento. Sono: Plastic Camera. Toying with creativity di M. Bates e Click! di K. Meredith.

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Delirium tremens con Diana instant back!

21 Set

Oramai credo che sia chiara a tutti la mia passione per le foto psichedeliche. Così l’altra sera, per provare il mio ultimo acquisto dell’estate, ovvero la Diana F+ e l’instant back, ho fatto alcune foto ai miei amici che si prestavano decisamente alla situazione piuttosto surreale in cui ci trovavamo: un concerto di fine estate sponsorizzato dal Campari. Potete tutti immaginare come sia andata a finire.

Della Diana F+ ne parlerò prossimamente dedicandole interamente un post; oggi voglio parlarvi invece dell’instant back che mi aveva incuriosito parecchio vista la mia passione per la fotografia istantanea unita a quella per la lomografia. Ebbene, devo dire una cosa: mi ci sono divertita parecchio, e non solo a causa del Campari! Il punto è che questo dorso combina perfettamente il piacere di fare e di vedere immediatamente il risultato di una doppia esposizione, specialmente se fatta con il falsh colorato. L’unica nota negativa è l’errore di parallasse, con cui bisogna prendere un po’ la mano; ma andiamo con ordine.

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Redscale, una tecnica da scoprire!

8 Set

L’estate sta finendo, il caldo se ne va … come non celebrare la fine di questa magnifica stagione con la tecnica che più si adatta ai suoi colori, alla sua luce e alle alte temperature? Sto parlando della tecnica del redscale!

Questa tecnica consiste nell’esporre sul retro dell’emulsione una normale pellicola negativa che, una volta rigirata, darà un particolare effetto di rossi intensi e suggestivi (da qui, “redscale“).

Le pellicole redscale sono facili da realizzare. Basta prendere il contenitore di un vecchio rullino vuoto e agganciare al contrario la pellicola nuova, riavvolgendocela dentro. Questa operazione è da fare al buio, ovviamente. Per chiarirvi le idee, leggete questo tutorial in italiano che ho trovato su flickr. Se invece pensate di non avere dimistechezza con il fai-da-te, esistono quelle belle e pronte targate Lomography e Rollei.

Il mio unico tentativo di redscale fatto in casa si è rivelato un fallimento perchè la mia estrema furbizia mi ha suggerito di montare la pellicola sulla pinhole di cartone. Ovviamente è stato un disastro: la pellicola non era ben tirata, dato che la pinhole è quello che è – poverina, non è colpa sua. Per onestà, vi faccio vedere ugualmente i risultati, ma sappiate che me ne vergogno un po’. Vabè … eccoli, non ridete:

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Lubitel: solo per veri amatori

24 Ago

So bene che la Lubitel non può essere considerata una toycamera a tutti gli effetti, ma ci sono alcune caratteristiche che la fanno entrare di diritto nel mondo della lomografia.

Lubitel 166 Universal

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Scanner per negativi: che fare?

16 Ago

Mi è stato più volte chiesto di scrivere un post sugli scanner per pellicola, per cui spero di non deludere le vostre aspettative. Ora, io non ho tutti gli scanner (ci mancherebbe, voglio dire … ) per poter fare una recensione tecnica dettagliata e confrontare i vari modelli, i megabyte, i pixel, i dpi, ecc … ma posso parlare solamente per quella che è la mia esperienza. Da due anni possiedo il Canoscan 8800F della Canon. Come tutti i lomografi alle prime armi, ho cominciato a farmi due conti in tasca quando portavo a sviluppare e stampare le foto in laboratorio. Ogni volta se ne andavano tra i 10 e i 15 euro a rullino, e non avevo ancora nessun risultato soddisfacente. Mi sembrava di  buttare i soldi e, così facendo, avrei sicuramente abbandonato la fotografia analogica. Però poi mi sono chiesta: ci sarà una soluzione migliore? Cercando un po’ su internet, sono arrivata alla conclusione che uno scanner avrebbe sicuramente fatto al caso mio. Sì, ma quale?

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In fondo al mar, con la toycam!

18 Lug

Tempo di vacanze, di sole, di creme e scottature, ma anche di bagni al mare, di tuffi, di maschere e boccai … il sogno di ogni buon lomografo è immortalare questi momenti di spensieratezza con i tipici effetti lo-fi. Ma come?

La Lomography suggerisce l’acquisto dello scafandro per la Fisheye oppure il Krab per la LC-A+ e la LC-W, da aggiungere alle vostre macchine preferite.

Sembrano entrambi molto divertenti, in particolar modo quello della Fisheye, che dà proprio l’effetto “oblò di un sottomarino”. Suppongo siano anche sufficientemente robusti, soprattutto quello per la LC-A+ e la LC-W, che sono le macchine più costose e si rovinerebbero irrimediabilmente a contatto con l’acqua.

Questi accessori, però, non sono propriamente economici, specialmente in un periodo di spese com’è quello delle vacanze. Vediamo un po’ se ci sono alternative.

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Getting closer and closer: Holga macro lens

15 Giu

Tempo fa vi avevo parlato delle lenti close-up per la Holga. Ricordate? Vi avevo detto che queste lenti aggiuntive non fanno altro che sommare diottrie all’ottica della Holga, in modo da farci avvicinare di più ai nostri soggetti. Avevamo visto che le lenti close-up arrivano fino alla distanza di soli 12 cm … ma se volessimo un incontro ancora più ravvicinato?

Per questo esistono le lenti macro, in grado di far arrivare la nostra fotocamera a 6 cm o  addirittura a 3 cm dal soggetto!

Le macro lens per la Holga potete trovarle in qualsiasi shop di toycamera e accessori, intorno ai 10 euro. C’è anche chi si è costruito artigianalmente delle lenti macro, ma non ho idea di cosa abbia usato di preciso. Altrimenti, esiste un metodo per modificare permanentemente il fuoco della vostra Holga.

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Uno splitzer per miss Holga, please!

12 Mag

Durante le feste di Natale (sembra passato un secolo, accidenti) mi sono fatta prendere la fantasia di provare costruirmi lo splitzer per la Holga, ispirata dalla lettura di un tutorial trovato in rete.

Come ho spiegato su Frankenphotography, dove è stato già pubblicato questo tutorial, lo splitzer non è un aperitivo, ma uno strumento  molto simpatico per fare le multiple esposizioni. In pratica, serve a coprire una parte o una metà della lente e scattare più volte impressionando parti diverse della pellicola, a seconda della posizione dello splitzer.

Lo splitzer è prodotto dalla Lomography per la Diana+ e per la LC-A+. La povera Holga devono essersela dimenticata, per cui ho subito rimediato per non farla sentire da meno!

Tutto quello che occorre è:

  • un cartoncino non troppo spesso
  • un taglierino
  • una squadra o un righello
  • un compasso
  • scotch isolante nero q.b.

Procediamo.

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Don’t think, just shoot …

4 Mag

Navigando, ho trovato questo video non ufficiale sulla Holga. E’ bello non prendersi mai troppo sul serio …

Agfa Clack: la sorpresa del formato 6×9

22 Apr

Poco tempo fa mi sono aggiudicata a 1,50 euro su ebay una Agfa Clack, una simpatica macchina tedesca degli anni ’50 . Mi ha immediatamente incuriosito non solo per il design vintage e plasticoso, ma soprattutto per un’altra particolarità: si tratta, infatti, di una macchina Medio Formato 6×9.

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