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Viaggi in Lo-Fi: in mezzo al deserto della Death Valley – pt. 1

27 Dic

Buone Feste cari amici! State mangiando? Io sto praticamente facendo scorta per i prossimi sei mesi, visto che sono tornata a casa dai miei. Dovete scusarmi ma ultimamente sono stata impegnata e ho aggiornato poco questo spazio. Oggi però voglio rimediare e aggiungere un luuunghissimo capitolo dei miei viaggi in Lo-Fi! Alè!

Per il lungo weekend del Ringraziamento, s’è deciso di prendere una macchina e affrontare uno dei road trip californiani più classici: la Death Valley, il deserto californiano ai confini con il Nevada. Dopo 9 noiosissime ore di macchina, in cui manco il brivido di cambiare marcia è concesso, si arriva in queste lande desolate che, agli occhi di una che viene dai paesaggi umidi della piana reatina, sembrano semplicemente incredibili, da film. Sono quasi sei mesi che sono negli USA e ancora non riesco ad abituarmi all’idea che NON mi trovo in un set cinematografico (nel bene e nel male, capiamoci).

Strade lunghissime e drittissime si perdono in mezzo a catene montuose tipiche dei paesaggi del Far West duro e puro. Nel vostro cammino, potreste incontrare: Wile E. Coyote e Beep Beep, tarantole, serpenti a sonagli, città abbandonate, vecchie miniere, bacini prosciugati che si trovano a km sotto il livello del mare, senza dimenticare le classiche balle di erba secca che rotolano indisturbate lungo la strada (vi giuro, ho inchiodato quando ne ho vista una). Insomma, uno dei viaggi più estremi che mi sia mai capitato di fare!

Dal punto di vista fotografico, è stato un viaggio meno “lo-fi” del solito, perché nel mio carissimo zaino c’era anche dell’artiglieria pesante, in tutti i sensi. Mi sono detta: stavolta non dovrò camminare granché, sarò comodamente seduta in macchina senza preoccuparmi di rimanere nei limiti di peso di nessuna compagnia aerea. Vive la liberté! Continua a leggere

Avere una testolina bacata e una Diana F+

5 Dic

Qualche tempo fa, quando ancora c’era il sole e faceva molto caldo, a causa di alcune letture, ho deciso di prendermi la Diana F+. Qualcuno di voi direbbe: “ma hai già la Holga 120, cosa te ne fai?” E io risponderei immediatamente: è vero! Per questo motivo nella mia testolina bacata non era mai affiorato il pensiero di comprare la Diana F+. Tuttavia la curiosità ha avuto la meglio, soprattutto dopo aver sbavato su guardato attentamente alcune fotografie uscite fuori proprio da quelle lenti di plastica. E allora mi sono detta: diamo una possibilità alla Diana!

Ora, come immagino voi saprete, la Diana è considerata una delle toycamera per eccellenza, insieme alla mia amata Holga. Continua a leggere

Diana Multi-pinhole Operator: UN-DUE-TRE PINHOLE!

18 Ott

Ebbene sì, alla fine l’ho fatto. Mi sono presa la Diana Multi-pinhole Operator, più per capriccio che per altro (ultimamente non faccio che raccontarvi di quanto le mie mani siano bucate, sto rischiando di essere monotona, me ne rendo conto).

Si tratta della versione pinholica della famosa Diana F+. Come molti di voi già sapranno, anche la Diana F+ è dotata di foro stenopeico. Basta semplicemente togliere l’obiettivo e mettere l’otturatore in posa B, lasciandolo aperto il tempo necessario a impressionare la pellicola.

Diana F+ in modalità "pinhole"

Sapete tutti cos’è un foro stenopeico (pinhole), vero? In parole povere, si tratta di un minuscolo foro dal quale entra la luce (“pinhole“, infatti, letteralmente vuol dire “buco di spillo“). La particolarità è che la foto viene fatta senza l’ausilio di lenti, per cui è come avere a disposizione un diaframma estremamente chiuso: per questo, la profondità di campo è pressoché illimitata, tutto sembra essere a fuoco e  i tempi di esposizione sono mediamente lunghi. La cosa che più mi diverte delle macchine stenopeiche è che ci si può avvicinare quanto si vuole al soggetto!

Rispetto al pinhole della Diana, la Multi-pinhole possiede però una particolarità in più: è dotata di un selettore che permette di usare fino a tre fori stenopeici contemporaneamente. Questo vuol dire che l’immagine si può sdoppiare o anche “striplicare”, se mi passate il termine. Non solo, ma in dotazione ci sono 6 filtri colorati con i quali creare immagini ancora più particolari.

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Delirium tremens con Diana instant back!

21 Set

Oramai credo che sia chiara a tutti la mia passione per le foto psichedeliche. Così l’altra sera, per provare il mio ultimo acquisto dell’estate, ovvero la Diana F+ e l’instant back, ho fatto alcune foto ai miei amici che si prestavano decisamente alla situazione piuttosto surreale in cui ci trovavamo: un concerto di fine estate sponsorizzato dal Campari. Potete tutti immaginare come sia andata a finire.

Della Diana F+ ne parlerò prossimamente dedicandole interamente un post; oggi voglio parlarvi invece dell’instant back che mi aveva incuriosito parecchio vista la mia passione per la fotografia istantanea unita a quella per la lomografia. Ebbene, devo dire una cosa: mi ci sono divertita parecchio, e non solo a causa del Campari! Il punto è che questo dorso combina perfettamente il piacere di fare e di vedere immediatamente il risultato di una doppia esposizione, specialmente se fatta con il falsh colorato. L’unica nota negativa è l’errore di parallasse, con cui bisogna prendere un po’ la mano; ma andiamo con ordine.

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