Se pensate che a volte il flash della vostra Diana spari un po’ troppa luce, sovraesponendo i soggetti vicini facendoli diventare completamente bianchi, forse quello che sto per illustrarvi fa al caso vostro.
DIY Recesky TLR: una toycam fai-da-te (Murphy permettendo)
26 AprFinalmente la mia odissea con la Recesky è finita! Per chi non lo sapesse, la Recesky TLR è una biottica cinese (TLR vuole dire Twins lens reflex) completamente in plastica, che arriva a casa con il kit fai-da-te. Insomma, è una roba nerd: nella scatola, ci sono tutti i pezzi, le vitarelle e le lenti da montare seguendo le istruzioni.
Perchè parlo di “odissea”? Ora vi racconto come è andata … Continua a leggere
Keep calm and develop: Lomography Lady Grey BW 400 120
17 MarScusatemi se ultimamente trascuro un poco il blog, ma sono molto indaffarata in questo periodo. Oggi però volevo parlarvi della mia esperienza di sviluppo casalingo della Lady Grey 400, pellicola che ho comprato poco tempo fa la sullo shop della Lomography grazie a qualche promozione o buono sconto o qualsiasi altra cosa che non mi faccia pagare il prezzo pieno (“c’è crisi, c’è grossa crisi“).
L’altro ieri, finalmente, ho avuto l’occasione di andarmene un poco a zonzo (visto che ultimamente i miei occhi assomigliano ad uno schermo del pc) e godermi Roma. Sono andata a villa Pamphili e al giardino Botanico, dove cominciano a vedersi i primi fiori sbocciare, i primi pollini volare e le prime cose cosare. Ho messo il rullo di Lady Grey 400 sulla mia Lubitel 166U, visto che era un po’ che non la usavo e ne sentivo la mancanza. Ogni tanto mi capita, e a voi? Continua a leggere
Confronti: Diana o Holga?
16 FebA grande richiesta (di chi?, non saprei) eccovi un’altra spumeggiante puntata di Confronti.
[parte la sigla]
Quest’oggi, vediamo le differenze (se ce ne sono) tra la Holga e la Diana, due macchine che si contendono lo scettro di regina della lomografia. Come sapete, lo scopo di questa rubrica è quello di cercare di aiutare un aspirante giovinotto che, piuttosto confuso, si accinge ad entrare nel mondo delle plastic lens. Ora, questo non toglie che poi si finisce per averle entrambe (conosco i miei polli) – (io sono un pollo, per dire).
Diana Multi-pinhole Operator: UN-DUE-TRE PINHOLE!
18 OttEbbene sì, alla fine l’ho fatto. Mi sono presa la Diana Multi-pinhole Operator, più per capriccio che per altro (ultimamente non faccio che raccontarvi di quanto le mie mani siano bucate, sto rischiando di essere monotona, me ne rendo conto).
Si tratta della versione pinholica della famosa Diana F+. Come molti di voi già sapranno, anche la Diana F+ è dotata di foro stenopeico. Basta semplicemente togliere l’obiettivo e mettere l’otturatore in posa B, lasciandolo aperto il tempo necessario a impressionare la pellicola.
Diana F+ in modalità "pinhole"
Sapete tutti cos’è un foro stenopeico (pinhole), vero? In parole povere, si tratta di un minuscolo foro dal quale entra la luce (“pinhole“, infatti, letteralmente vuol dire “buco di spillo“). La particolarità è che la foto viene fatta senza l’ausilio di lenti, per cui è come avere a disposizione un diaframma estremamente chiuso: per questo, la profondità di campo è pressoché illimitata, tutto sembra essere a fuoco e i tempi di esposizione sono mediamente lunghi. La cosa che più mi diverte delle macchine stenopeiche è che ci si può avvicinare quanto si vuole al soggetto!
Rispetto al pinhole della Diana, la Multi-pinhole possiede però una particolarità in più: è dotata di un selettore che permette di usare fino a tre fori stenopeici contemporaneamente. Questo vuol dire che l’immagine si può sdoppiare o anche “striplicare”, se mi passate il termine. Non solo, ma in dotazione ci sono 6 filtri colorati con i quali creare immagini ancora più particolari.
Redscale, una tecnica da scoprire!
8 SetL’estate sta finendo, il caldo se ne va … come non celebrare la fine di questa magnifica stagione con la tecnica che più si adatta ai suoi colori, alla sua luce e alle alte temperature? Sto parlando della tecnica del redscale!
Questa tecnica consiste nell’esporre sul retro dell’emulsione una normale pellicola negativa che, una volta rigirata, darà un particolare effetto di rossi intensi e suggestivi (da qui, “redscale“).
Le pellicole redscale sono facili da realizzare. Basta prendere il contenitore di un vecchio rullino vuoto e agganciare al contrario la pellicola nuova, riavvolgendocela dentro. Questa operazione è da fare al buio, ovviamente. Per chiarirvi le idee, leggete questo tutorial in italiano che ho trovato su flickr. Se invece pensate di non avere dimistechezza con il fai-da-te, esistono quelle belle e pronte targate Lomography e Rollei.
Il mio unico tentativo di redscale fatto in casa si è rivelato un fallimento perchè la mia estrema furbizia mi ha suggerito di montare la pellicola sulla pinhole di cartone. Ovviamente è stato un disastro: la pellicola non era ben tirata, dato che la pinhole è quello che è – poverina, non è colpa sua. Per onestà, vi faccio vedere ugualmente i risultati, ma sappiate che me ne vergogno un po’. Vabè … eccoli, non ridete:
Scanner per negativi: che fare?
16 AgoMi è stato più volte chiesto di scrivere un post sugli scanner per pellicola, per cui spero di non deludere le vostre aspettative. Ora, io non ho tutti gli scanner (ci mancherebbe, voglio dire … ) per poter fare una recensione tecnica dettagliata e confrontare i vari modelli, i megabyte, i pixel, i dpi, ecc … ma posso parlare solamente per quella che è la mia esperienza. Da due anni possiedo il Canoscan 8800F della Canon. Come tutti i lomografi alle prime armi, ho cominciato a farmi due conti in tasca quando portavo a sviluppare e stampare le foto in laboratorio. Ogni volta se ne andavano tra i 10 e i 15 euro a rullino, e non avevo ancora nessun risultato soddisfacente. Mi sembrava di buttare i soldi e, così facendo, avrei sicuramente abbandonato la fotografia analogica. Però poi mi sono chiesta: ci sarà una soluzione migliore? Cercando un po’ su internet, sono arrivata alla conclusione che uno scanner avrebbe sicuramente fatto al caso mio. Sì, ma quale?
E se la Mini non ha il fisheye?
12 LugUno splitzer per miss Holga, please!
12 MagDurante le feste di Natale (sembra passato un secolo, accidenti) mi sono fatta prendere la fantasia di provare costruirmi lo splitzer per la Holga, ispirata dalla lettura di un tutorial trovato in rete.
Come ho spiegato su Frankenphotography, dove è stato già pubblicato questo tutorial, lo splitzer non è un aperitivo, ma uno strumento molto simpatico per fare le multiple esposizioni. In pratica, serve a coprire una parte o una metà della lente e scattare più volte impressionando parti diverse della pellicola, a seconda della posizione dello splitzer.
Lo splitzer è prodotto dalla Lomography per la Diana+ e per la LC-A+. La povera Holga devono essersela dimenticata, per cui ho subito rimediato per non farla sentire da meno!
Tutto quello che occorre è:
- un cartoncino non troppo spesso
- un taglierino
- una squadra o un righello
- un compasso
- scotch isolante nero q.b.
Procediamo.










