L’altra notte sono rimasta in piedi a fare il countdown per l’annuncio al CES (International Consumer Electronics Show) di Las Vegas dei nuovi prodotti della Polaroid, curati direttamente da Lady Gaga, direttore creativo dell’azienda dal 2010. Chi sperava nell’eccentricità dell’istrionica cantate è stato accontentato: la popstar si è presentata con un look da strega e già questo doveva essere un cattivo presagio, forse.
La presentazione comincia con il primo prodotto: un paio di occhiali, piuttosto vistosi, la cui caratteristica è quella di scattare foto digitali. Sfido chiunque ad indossarli.
Il secondo prodotto non è proprio una novità: si tratta della nuova stampante PoGo, di cui avevo già accennato in un post precedente. La tecnologia è sempre la Zink, ovvero stampa a calore che attiva i cristalli di colore all’interno dei fogli appositi. La differenza è nelle dimensioni: dovendo stampare fogli più grandi (3″ x 4″), la nuova PoGo si presenta (un po’ troppo) ingombrante. Mi chiedo, soprattutto, se abbiano risolto il problema dell’insufficienza della batteria, presente nella versione precedente. La delusione in sala si è fatta sentire specialmente quando è stato riferito che il nuovo marchingegno non è compatibile con l’Iphone.
A questo punto, possono cominciare i rulli di tamburo. Il momento più atteso è arrivato: Lady Gaga annuncia la nuova macchina Polaroid, la GL30. Di aspetto, somiglia alle Spectra soprattutto per le dimensioni. Ovviamente, di analogico non ha proprio niente: si tratta, infatti, di una macchina digitale con la nuova PoGo integrata. Insomma: già fatto, già visto.
E così, le speranze di noi nostalgici della Polaroid (mi ci metto anche io) vanno in fumo nel giro di pochi minuti. Si sperava nel ritorno alle vecchie, care pellicole e alle vecchie, care macchine analogiche. Ma non solo la nostalgia nutriva queste speranze. Io mi aspettavo anche qualche innovazione dal punto di vista ecologico, come per esempio, una nuova macchina che non dovesse dipendere dalla batteria dei filmpack insieme ad un programma di riciclo e recupero degli stessi. Una vera e propria utopia, a quanto pare.
Mi chiedo se con questi prodotti l’azienda statunitense possa fare un ulteriore flop. Gli occhiali, personalmente mi lasciano perplessa. Sulla nuova PoGo ho qualche remora per le dimensioni, così come sulla nuova GL30. La versione precedente, più piccolina e anche più manegevole, aveva un senso per la sua trasportabilità anche se il fatto di non essere compatibile con la tecnologia Apple era già un grande handicap che, secondo me, andava risolto con la nuova versione. Anche questa, un’occasione persa.
Volevo condividere con voi una piccola riflessione. Non posso fare a meno di notare, ultimamente, che in molti film, pubblicità, video musicali, lavori di grafica, viene utilizzato il famoso frame delle pellicole Polaroid per rappresentare una foto stampata. Non ci avete mai fatto caso? Mi fa pensare che nell’immaginario comune, la Polaroid sia la Fotografia per eccellenza o, per lo meno, un modo efficace per rendere l’idea di una foto. Non solo: ma è la stessa azienda che ha come logo il frame delle vecchie pellicole 600, con scritto “Made in Polaroid“. Un riferimento vuoto, però, dato che queste non vengono più prodotte se non per iniziativa dell’Impossible Project, il cui successo è stato e continua ad essere un segnale positivo che la Polaroid, purtroppo, si ostina ad ignorare.
Forse non ha tutti i torti Paul Giambarba, storico designer della Polaroid che, commentando gli ultimi prodotti, ha detto:
“[…] do the others understand photography? Do they understand trade shows? Two of the three products were not demonstrated taking a photo.
Where’s the beef? Better yet, where were the photos?“
Insomma, dov’erano le foto?
Fonte immagini: http://www.gizmocrave.com – http://www.fastcompany.com
Nonostante le speranze, non mi aspettavo nulla di meglio… oddio… forse si. Diciamo che non mi aspettavo il ritorno della pellicola, ma i 3 prodotti che hanno presentato sono proprio idioti.
La nuova dirigenza Polaroid ha dimostrato ancora una volta la propria incompetenza. E’ inutile sperare di rivedere ancora la fotografia istantanea (vera) associata a quel marchio. Confidiamo in Fuji e nell’Impossible Projects.
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Sono d’accordo con te. La Polaroid sta veramente sprecando un’occasione. Non ci resta che sperare in Fuji e Impossible Project, come dici tu.
Grazie della visita. 🙂
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Lo posso dire? Eh? Posso?
Che cazzate pazzesche sti “nuovi” prodotti!
Come una cazzata enorme è stata nominare Lady Gaga direttore creativo. Ma siamo seri! Ad ognuno il suo mestiere.
L’idea degli occhiali poi… santi numi, ridicola, quello è un giocattolo non una macchina fotografica.
Come giocattoli sono gli altri prodotti.
Alla Polaroid non hanno ancora capito cosa voglino i clienti che sono affezionati al loro marchio: un supporto analogico (possibilmente manipolabile)per un tipo di fotografia non riproducibile all’infinito.Ogni scatto deve essere un esemplare unico.
Quei pochi esemplari venduti del PoGo devono la loro fortuna alla scoperta della manipolabilità della carta Zink. Fortuna della quale la Polaroid, piuttosto miope, non ha approfittato.
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Lo puoi ben dire! 🙂
Effettivamente, se non fosse stato per quel tutorial non mi sarei neanche mai avvicinata alla PoGo e ai fogli Zink.
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